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SULLA NEUTRALITA’ DEL GIORNALISTA

di Giulietto Chiesa

Una risposta di Giulietto Chiesa ad un suo lettore è l’occasione per riflettere sul ruolo del giornalista, e soprattutto su come oggi questo ruolo venga interpretato e svolto dal “mainstream”. “Non credo nella neutralità del giornalista anche perché non ho mai conosciuto un giornalista neutrale”. E la tendenza a semplificare, a banalizzare, a trovare soluzioni semplici per problemi complessi e, quindi a tranciare giudizi con poco fondamento è diventata dominante.

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RISPOSTA A STEFANO SULLA NEUTRALITA’ DEL GIORNALISTA

Salve Sig. Chiesa,

Innanzitutto vorrei dire che la seguo da anni, sono stato focoso sostenitore di molte sue teorie perché ci credo, così come credo che l’impero USA sia una delle cause principali di molti dei problemi oggi esistenti. Un piccolo accenno a chi sono (in modo da darle un po’ di contesto): Italiano, Ateo, attualmente vivo in Olanda, ho metà famiglia che vive tra Italia e Olanda e l’altra metà tra USA e Argentina. Ho anche molti amici Russi, dato che mia moglie ha studiato a Londra e tramite l’università abbiamo conosciuto la comunità Russa a Londra. Sono stato varie volte a Mosca a trovare amici e mi ritengo quindi abbastanza neutrale, credo davvero nella pace come unico modo di sopravvivenza dell’uomo e la discussione politica è l’unica maniera di raggiungerla. Parliamo però del perché del mio commento. Dando un’occhiata alla sua biografia su Wikipedia, si nota simpatia verso quello che é la cultura, la storia, la politica e, in generale, verso tutto quello che sia correlato alla Russia. Forza su, non sto dicendo niente di assurdo. Ogni persona esistente sulla faccia della terra ha una simpatia verso un colore, un tipo di politica o una bandiera. Diciamo subito che l’impero Russo ancora si puó chiamare impero date le risorse, le dimensioni (certo minori ma pur sempre mastodontiche) e data l’influenza che ha nel mondo. Infatti non sono completamente d’accorrdo con la sua affermazione che la Russia é stata messa da parte. Almeno questa é stata la mia impressione. Da quando mi ricordo, la Russia ha sempre giocato un ruolo di grandissima importanza politica, strategica e militare.

Credo che la sua analisi sia vera se si fa una cosa, secondo me, sbagliata: tenere conto solo degli ultimi 20 anni. Entrambi sappiamo che la storia é ben piú lunga degli ultimi 20 anni, e se un impero come la Russia sia stato, per cosi poco tempo, messo in secondo piano é solo una cosa momentanea probabilmente dovuta a delle decisioni politiche sbagliate o magari perché un altro impero é stato in grado (giocando sporco certo…ma in politica non é principalmente questo che si fa?) di prendersi uno spazio maggiore o, come abbiamo visto negli ultimi 70 anni, dominante. Veniamo infatti ad analizzare alcuni fatti dagli ultimi anni della guerra fredda (se sia mai finita…). Vorrei solo passare in analisi alcuni punti che sono, secondo me, focali. Lei é stato profondo conoscitore di tutto quello che é successo negli anni 80 e 90 dato il suo coinvolgimento in quello che potrebbe essere chiamata la “propaganda” russa (sostanzialmente il sovvenzionare i partiti comunisti in Europa, cosa comparabile con i vari programmi CIA di sovvenzione dei partiti anti comunisti europei). Ha fatto parte del partito comunista e ha fatto poi il giornalista, l’inviato ed ha una notevole carriera politica e giornalistica.

Facciamo un gioco di fantasia, e ribaltiamo il mondo. Il sig. X é un esperto giornalista con un passato in politica, ha una grande capacita analitica e molti dei suoi articoli sono dei pezzi fondamentali per il giornalismo perché analizzano con grande neutralità i fatti politici che condizionano la vita di milioni di persone. Nel suo passato, prima di fare il giornalista, vediamo che ha speso molti anni in politica, aderendo alla Democrazia Cristiana. Si é candidato varie volte ed ha avuto ruoli parlamentari nel partito. Negli ultimi anni gli articoli del giornalista incominciano a criticare aspramente la politica estrema del presidente Putin e, con articoli pieni di analisi basate su assunzioni molto importanti che peró si basano per lo piú su “voci”, parole dette da qualcuno che, per quanto importante possa essere, rimane sempre una persona, influenzabile e che, per definizione, puó fare errori. Inoltre, vi é una esplicita tendenza ad accettare tutto quello che gli USA fanno come dogma incontestabile. Anzi, é assolutamente convinto che gli USA fanno quello che si deve fare (questa l’ho presa pari pari da una sua dichiarazione sull’attacco Russo durante la crisi tra Georgia e Russia) e la politica USA é al momento una migliore alternativa all’impero comunista Russo (ricordatevi, stiamo immaginando un mondo al contrario). Se davvero esistesse un giornalista cosí, leggendo la sua bibliografia e leggendo gli articoli che scrive, come si potrebbe non pensare che sia un giornalista di parte.

Con teorie basate su idee personali che lo portano a (piú o meno inconsciamente) distorcere la realtá? Non vorrei che si stesse facendo un’idea sbagliata del mio commento. Rimango sempre dell’idea che lei rimane un’ottima fonte di informazioni, ma ormai devo comportarmi nella stessa maniera di molti giornali main stream. Devo ricercare le informazioni che Lei menziona nei suoi articoli e molte volte notare che si basano su fatti non confermati. In questo articolo non vi é nessun fatto ma solo supposizioni. Mi chiedo quindi, come si puó pensare che la sua visione su questi argomenti (mi riferisco in particolare alla Russia e alla sua politica) sia imparziale? Io onestamente non credo, tra tutte le alternative all’impero USA, che la Russia o la Cina siano la scelta migliore. Proprio per il loro passato, le politiche che attuano e le modalitá in cui le attuano. Io spero invece in un’evoluzione del pensiero politico che porti alla creazione di una coalizione globale in cui cultura, benessere, equilibrio con la natura e convivenza civile siano le basi della societa civile. Un’utopia certo, ma perché non desiderare questo anziché una reazione di Russia e Cina alle provocazioni USA? Spero di aver scritto qualcosa che crei un dibattito perché non volevo in alcun modo insultarLa per il lavoro che fa.

Grazie mille, Stefano

Gentile Stefano,

rispondo alla sua stimolante lettera anche perché tocca una quantità di questioni che spesso ritornano nelle discussioni e nelle polemiche che fanno seguito ai miei scritti e alle mie prese di posizione. Dunque è utile che la risposta a lei sia, in qualche modo, una risposta generale. Non solo e non tanto ai miei detrattori, quanto a molti giovani, e meno giovani, che sembrano avere perduto ogni profondità storica, ogni memoria, ogni capacità critica. Del resto non ho nulla da rimproverare a nessuno. Come potrebbe, la gente comune, la gioventù, avere qualche ricordo, se nessuno e nulla aiuta a formarselo? Non le sembra che noi tutti si stia vivendo una “perdita di memoria” e, quindi, un generale degrado intellettuale, e quindi morale? Ecco, comincio proprio dall’incipit della sua lettera. Che mostra come lei si è messo davanti al computer, per scrivermi, dopo avere dato “un’occhiata” alla mia biografia su Wikipedia. È notevole – e l’ho apprezzato – che, prima di dare un giudizio sulla mia modesta persona, lei sia andato a informarsi su Wikipedia. Lodevole. Meglio che niente. Tuttavia avanzo qualche obiezione. Per esempio lei è convinto che Wikipedia ospiti una mia attendibile biografia? Io non ne sono affatto convinto. Una volta tentai di chiedere una modifica di qualche passaggio che mi pareva ingiusto e partigiano, scritto non si sa da chi e mosso da evidente intenzione denigratoria, e ricevetti una reazione negativa. Ma è il meno. Se poi, dalla lettura di Wikipedia, lei ricava tutte le conclusioni che ha scritto, i miei dubbi crescono. Perché, ad esempio, per quanto concerne la mia simpatia verso la Russia – che lei descrive in modo così onnicomprensivo – si dovrebbe avere letto almeno qualche cosa delle molte che ho scritto proprio sulla Russia. E allora si vedrebbe agevolmente che le mie opinioni sono state assai diversificate, con l’andare del tempo (per esempio invecchiando s’impara), su diversi argomenti e in diverse circostanze.

Diciamo così: la tendenza a semplificare, a banalizzare, a trovare soluzioni semplici per problemi complessi e, quindi a tranciare giudizi con poco fondamento – tendenza alla quale lei non si sottrae – è diventata dominante. Soprattutto, ma non solo, nel gran mare del web. Lasciamo da parte i dettagli e le opinioni, sempre legittime. Ma cosa vuole dire la frase, abbastanza velenosa, che mi descrive come “coinvolto… nella propaganda russa”? Io sono stato venti anni in Russia, dieci come corrispondente dell’Unità (e durante quel periodo, nel 1988, ricevetti il premio (Premiolino) come miglior corrispondente estero italiano). Poi, dopo un anno negli Stati Uniti come “fellow” del Wilson Center-Kennan Institute for Advanced Russian Studies, sono diventato editorialista e corrispondente della Stampa. Io non sono stato affatto “coinvolto” nella propaganda dell’una e dell’altra parte. Semplicemente ho imparato cosa è la propaganda e come funziona. Il fatto che io sia stato escluso da tutti i più importanti giornali italiani dice una cosa platealmente evidente: che ho imparato fin troppo bene come funziona la propaganda. In questo caso italiana e occidentale. Ovvio che, in questo mestiere, si fanno errori. Ovvio che si può essere influenzati da persone, fattori, ricordi, esperienze, simpatie ecc. Ma questa è una scoperta banale. Il suo gioco di fantasia può apparire divertente. Infatti lo è. Ma la questione è che io non sono mai stato neutrale. Non credo nella neutralità del giornalista anche perché non ho mai conosciuto un giornalista neutrale. Ho conosciuto giornalisti che “pensavano” di essere neutrali. Il che non certifica affatto che lo fossero. Ed erano comunque i migliori del mazzo, perché la maggior parte dei colleghi che ho conosciuto non si pone neppure il problema di esserlo, neutrale. Si limita a dire, e scrivere, ciò che pensa sia gradito a coloro da cui prende lo stipendio.

Quindi, dopo aver messo in dubbio il concetto di neutralità del giornalista, le dirò di più: che non si deve essere neutrali. Io mi sono sempre attenuto al criterio che suggeriva Piero Gobetti: “quando la verità è tutta da una parte, una posizione salomonica è altamente tendenziosa”. Quando mi è parso di avere capito una cosa, e di averne scoperto ragioni e torti, ritengo mio dovere quello di spiegare, ai miei lettori e spettatori, chi ha ragione nella disputa, o nella guerra. Se capisco da dove viene il pericolo, per esempio, io ritengo giusto mettere in guardia contro il pericolo, da qualunque parte provenga. Lo considero un mio dovere, poiché non tutti (anzi quasi nessuno) hanno gli strumenti per vedere e capire ciò che accade e sta per accadere. E compito fondamentale di chi ha accesso alla conoscenza è quello di aiutare chi non ce l’ha a difendersi. Inoltre io penso che la verità non sta quasi mai nel mezzo. Perché se fosse così sarebbe una mezza verità, ovvero una mezza falsità. Dunque posso sbagliarmi, ovviamente. Ma non significa che “distorco la realtà” , come lei scrive. Se io interpreto male la realtà lo possono testimoniare solo i fatti. Se accade che io sbaglio a ripetizione, perché gli eventi non corrispondono ai fatti, vorrà dire che i miei criteri di giudizio non sono buoni. E ciò che scrivo e dico, con il passare del tempo, diventerà sempre meno rilevante. Tutto qui.

Nel caso specifico io penso che il pericolo di guerra venga dagli Stati Uniti, che hanno molti motivi per farla. Mentre non viene dalla Russia, e dalla Cina, che al momento non hanno alcuna ragione per volerla (ho scritto molte cose al riguardo, a sostegno di questa tesi).. Aggiungo che questo è un giudizio che riguarda il nostro tempo, quello nostro e dei nostri figli. Questo significa che io non scelgo per l’eternità, che non so cosa sia. E che non formulo giudizi di valore tra i diversi paesi e storie. Non ho mai scritto che la Cina sarà il paradiso. Penso che anche la Cina avrà gravi problemi, ma non ora, bensì tra una ventina d’anni, se ci arriveremo vivi. La Russia di problemi ne ha già adesso, e molto seri. Ma quando penso a quelli della Russia non posso non confrontarli con i nostri, italiani, europei, occidentali. Dunque cerco di evitare le invettive isteriche di coloro che rifiutano di risolvere i nostri problemi e scagliano anatemi contro quelli altrui. Ma noi viviamo in un contesto informativo dove succede esattamente il contrario. Nessuna verifica delle notizie, nessuna punizione per i bugiardi o per gli stupidi, nessuna rettifica degli errori, nessuna correttezza nei commenti, anche quando descrivono una realtà che è completamente falsa. Nessuna scusa per i silenzi, che sono la maggior parte del menu quotidiano di giornali e televisioni.

Dunque se lei si dice convinto di comportarsi “nella stessa maniera di molti giornali mainstream”, posso solo farle i miei migliori auguri. Con una modesta aggiunta: effettui quelle verifiche delle loro fonti che ha fatto a proposito del mio articolo sul Reset di Putin. Vedrà che divertimento. Mi faccia sapere. Tenendo presente che in un commento non è necessario mettere “i fatti”. In un commento si mettono opinioni. Che possono essere fondate oppure non fondate. Anche qui non c’è una regola generale. Vale la verifica del tempo, e dell’intelligenza, non c’è un tribunale che decide quali sono le opinioni “giuste” e quelle “sbagliate”. Una cosa è certa: che il mainstream italiano considera all’unanimità le mie posizioni come “sbagliate”. Tra poco – previsione facile – vedrà che saranno considerate “dissidenti”, e poi, in rapida successione, saranno considerate come le posizioni del nemico. Comprendo perfettamente la tendenza: dire e pensare cose che non stanno dentro il “pensiero unico” è, per il momento, scandalo. Domani sarà crimine. E saranno allora guai per molti, anche per quelli che seguiranno il mainstream. E lo sa perché? Per due ragioni fondamentali. Perché il mainstream non è solo bugiardo, è anche reticente. E questo crea problemi anche nei servi più fedeli. I quali si trovano spesso di fronte alla necessità di interpretare i fatti che il mainstream accuratamente nasconde. E questa necessità di intepretare diventerà pericoloso esercizio.

La seconda ragione di pericolo (perdita di stipendio o di privilegi connessi con il mercimonio della professione) è nella caratteristica della società dello spettacolo, dove – come ci avvertì Guy Debord – il “vero è una componente del falso”. Come si fa a distinguere in questa mescolanza, che richiede equilibri di fantastica difficoltà, confinanti con l’arte, è faccenda non semplice. Non si preoccupi, infine. Lei non mi ha offeso in alcun modo. L’unica cosa che non avrei scritto, fossi stato al suo posto, è là dove mi comunica di essere stato “un focoso sostenitore di molte delle sue (cioè mie) teorie”. Frase che mi suona come non sincera, o modesta captatio benevolentiae. Io non ho davvero “molte teorie”. Questo lo dicono solo i miei detrattori. E non mi entusiasmano i “focosi sostenitori”.

Distinti saluti

Giulietto Chiesa

5/11/2014

da www.megachip.globalist.it

 

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