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IL BAGNASCIUGA DELLE SPECULAZIONI

5 settembre 2015

di Daniele Scalea

Hanno destato “profonda impressione” nel mondo occidentale le immagini del piccolo Aylan Kurdi, morto insieme al suo fratellino e alla madre mentre cercavano di raggiungere l’Europa per sfuggire al conflitto armato in Siria. L’opinione di Daniele Scalea, Direttore Generale dell’ISAG di Roma e condirettore della rivista scientifica Geopolitica; “Non rinunciamo al dolore per la foto straziante del bimbo affogato. Ma non rinunciamo alla ragione per le scelte di politica migratoria: per non fare errori gravi”.

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Voler impostare un dibattito di politica migratoria sulla foto straziante del bimbo siriano affogato avrebbe lo stesso valore di volerlo fare mostrando i cadaveri dei due coniugi siciliani assassinati dal richiedente asilo di Mineo. Significherebbe prenderebbe ogni decisione sull’onda dell’emozione. Oggi forse la maggioranza vorrebbe accogliere tutti e aprire totalmente le frontiere. Domani, forse, chiederà di cacciare indiscriminatamente tutti gli stranieri. Dopodomani, di linciare per strada chiunque abbia le pelle troppo scura. No, non è una buona idea puntare sul fattore emozionale per questioni del genere. L’Uomo possiede la Ragione ed è quella che deve utilizzare quando si tratta di risolvere problemi logici e complessi. Solo la ragione evita eccessi sciocchi o drammatici, nell’uno o nell’altro senso.

Già che ci siamo, un piccolo ragionamento provo a farlo io. Il fanciullo è affogato cercando di entrare nell’Unione Europea con un barcone. La famiglia pare avesse precedentemente chiesto asilo in Canada non ricevendolo. Dopo di ciò, non ha cercato di entrare clandestinamente in Canada – dove l’avevano respinta – ma nell’UE – dove le è stato annunciato che tutti i profughi siriani saranno accolti in Germania. Siamo sicuri che, se proprio vogliamo trovare responsabilità nell’UE, questo bambino sia annegato più a causa della poliziotta ceca col pennarello che non di improvvide dichiarazioni di “grandi statisti” europei?

Inoltre: il bambino è morto non dentro il territorio dell’UE ma mentre cercava di raggiungerlo. Non è la politica di accoglienza a determinare le mareggiate o la qualità dei barconi. Se l’obiettivo è evitare che un altro bambino muoia nello stesso modo, la risposta non può essere “garantiamo l’asilo a tutti”, o almeno non può essere solo questa: in sostanza Angela Merkel ciò l’ha già promesso, e comunque per i siriani almeno l’asilo era già una garanzia, vista la situazione di guerra e terrore da cui oggettivamente fuggono. Se l’obiettivo è quello, allora l’unica risposta influente sarebbe intervenire sui confini siriani per evitare che i profughi debbano affrontare viaggi lunghi, penosi e pericolosi per arrivare in Germania o Svezia.

Se l’obiettivo è salvare i prossimi Aylan Kurdi, allora bisogna intervenire ai bordi della Siria. E poi là si sceglie. Si possono costruire campi profughi e aree di accoglienza in loco (più semplice, meno costoso) oppure prenderli e portarli in Europa con mezzi nostri (più “umanitariamente corretto”). Ma è così che salverete la vita ai prossimi bambini siriani. Non certo utilizzando la foto straziante di un piccolo cadavere per dare su Facebook degli “stronzi razzisti” a tutti quelli che non considerano Cameron, Salvini o Orban epigoni di Hitler. Questa si chiama speculazione politica. E sarebbe cosa ben triste se il piccolo Aylan Kurdi fosse morto solo per questo.

3/09/15

da www.scaleadaniele.wordpress.com

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