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CON IL BLUEPRINT E IL TTIP SI ABBEVERANO I PRIVATI

di Emilio Molinari

Beni comuni. Nel silenzio delle trattative, il Piano europeo e il Trattato di libero commercio Usa/Ue (TTIP) spalancano le porte alle privatizzazioni. Nonostante i quasi due milioni di firme a sostegno dell’Iniziativa dei cittadini per l’acqua bene comune. Da que­sta poli­tica euro­pea si può leg­gere lo svuo­ta­mento di tutte le archi­travi della demo­cra­zia in atto, dai par­titi ai par­la­menti, dalle ammi­ni­stra­zioni locali alle Costi­tu­zioni. Il TTIP non è altro che la pri­va­tiz­za­zione dichia­rata della poli­tica.

 

Di fronte al dramma della disoc­cu­pa­zione e dell’insicurezza sociale, con­fesso il timore che a par­lare d’acqua e della sua pri­va­tiz­za­zione risulti un par­lare di cose mar­gi­nali. […] La spet­ta­co­la­riz­za­zione delle sof­fe­renze del lavoro zit­ti­scono ogni altro argo­mento: chi parla più dell’arraffamento mon­diale delle risorse, dei muta­menti cli­ma­tici, del modello ener­ge­tico inso­ste­ni­bile, del modello agri­colo e ali­men­tare che assorbe il 60% dell’acqua e il 47% dell’energia, dei rifiuti tos­sici e delle nume­rose terre dei fuo­chi dis­se­mi­nate al Nord e al Sud del nostro paese e nel mondo? Que­stioni con al cen­tro il destino dell’acqua e che più che mai sono la base per ogni discus­sione seria sul lavoro, sulla chi­mera dell’impossibile cre­scita, sul senso delle pri­va­tiz­za­zioni dei ser­vizi essen­ziali, sulla sven­dita e la mone­tiz­za­zione dei beni comuni. Que­stioni ine­lu­di­bili per quanto si gio­cherà in Europa sull’acqua e che necessi­tano del pro­ta­go­ni­smo dei movi­menti e di una pre­senza par­la­men­tare in orga­nico rap­porto con que­sti. L’immagine della sala del Par­la­mento Euro­peo in cui si è svolta l’audizione sull’iniziativa euro­pea Ice, pro­mossa dai movi­menti dell’acqua e che ha rac­colto 1,8 milioni di firme, è lo spec­chio del degrado della pre­senza poli­tica ita­liana in Europa; una sala piena con la pre­senza di par­la­men­tari euro­pei di tutti i paesi Ue e la totale assenza di par­la­men­tari ita­liani.

Venendo al dun­que, il pros­simo par­la­mento euro­peo dovrà deci­dere due que­stioni, la cui impor­tanza è tale da cam­biare il senso dell’accesso ai diritti fon­da­men­tali. Il primo è il Blue­print, il «Piano euro­peo sullo stato delle risorse idri­che e le sfide ine­renti la poli­tica». Quelli che l’hanno ispi­rato rico­no­scono il disa­stro idrico, ma non per riflet­tere sull’idea della cre­scita illi­mi­tata che l’ha pro­dotto. Un quinto del ter­ri­to­rio euro­peo è a rischio di carenza d’acqua, il 57% delle acque di super­fi­cie in pes­simo stato, la pre­oc­cu­pante con­di­zione delle acque sot­ter­ra­nee, il fal­li­mento dell’obiettivo di miglio­rarle entro il 2015 e la pre­vi­sione di un peg­gio­ra­mento gene­rale a par­tire dal 2030. Il 70% della popo­la­zione che nel 2050 vivrà nelle città con il con­se­guente pro­blema dei ser­vizi essen­ziali, a par­tire dall’acqua, e i pro­blemi prin­ci­pali si ammette deri­vano dal set­tore agri­colo e dai cam­bia­menti cli­ma­tici, que­sta è la realtà descritta per soste­nere la filo­so­fia di fondo del Blue­print che parte dalla con­si­de­ra­zione che se l’acqua buona scar­seg­gia occorre inno­va­zione tec­no­lo­gica per ripro­durla e garan­tire la cre­scita pro­dut­tiva alle imprese. Tec­no­lo­gie, quindi, di depurazione/purificazione e rimessa in ciclo (dovrà essere chiaro che ber­remo acqua più volte depu­rata), di tra­sfe­ri­mento da un posto all’altro, di rispar­mio per unità di pro­dotto, di desa­li­niz­za­zione del mare. Occor­rono per­ciò finan­zia­menti di cui solo i pri­vati e il mer­cato finan­zia­rio dispon­gono. L’acqua non può che essere un bene eco­no­mico indu­striale, con un prezzo mon­diale da defi­nirne secondo la logica del mer­cato e del full reco­very cost. Non solo la pri­va­tiz­za­zione della gestione del ser­vi­zio idrico, ma la monetizzazione/privatizzazione di tutte le acque. La corsa a met­tere i pic­chetti come nella feb­bre dell’oro e la fine della natu­ra­lità dell’acqua, del suo essere ele­mento fon­dante della vita. Infine, la rinun­cia alla sovra­nità da parte delle isti­tu­zioni verso la nuova gover­nance dei por­ta­tori di inte­ressi, in cui chi domina sono le mul­ti­na­zio­nali e la poli­tica è subor­di­nata a far leggi a loro sal­va­guar­dia. Da que­sta poli­tica euro­pea si può leg­gere lo svuo­ta­mento di tutte le archi­travi della demo­cra­zia in atto, dai par­titi ai par­la­menti, dalle ammi­ni­stra­zioni locali alle Costi­tu­zioni.

Il secondo punto è il Trat­tato di libero com­mer­cio Usa/Ue, ovvero la rie­di­zione più feroce della diret­tiva Bol­ke­stein da rati­fi­care entro il 2015: le leggi di un paese, le deli­bere di un comune, le vit­to­rie dei movi­menti sociali, gli accordi sin­da­cali, i refe­ren­dum dei cit­ta­dini, dovranno essere com­pa­ti­bili con gli inte­ressi delle aziende e la libera con­cor­renza e come tali ver­ranno giu­di­cati e san­zio­nati da Tri­bu­nali arbi­trali pri­vati e da avvo­cati azien­dali. E le pri­va­tiz­za­zioni rese obbli­ga­to­rie. Il trat­tato è la pri­va­tiz­za­zione dichia­rata della poli­tica. Pen­sate, si rac­co­manda che tutto ciò debba avve­nire in silen­zio, «per non creare ansia e senso di minac­cia da parte dei cit­ta­dini». Non sarà quindi mar­gi­nale par­lare di acqua nella cam­pa­gna elet­to­rale euro­pea e chi verrà eletto sarà bene che si impe­gni su que­sti argo­menti. Il movi­mento dell’acqua ha rega­lato al pen­siero di sini­stra e alter­na­tivo una incre­di­bile vit­to­ria, ha creato un lin­guag­gio, la cul­tura dei beni comuni, della par­te­ci­pa­zione e dei diritti, ha rin­no­vato i richiami alla demo­cra­zia e alla Costi­tu­zione. Ha ricor­dato a coloro che si richia­mano alla spi­ri­tua­lità oppure al mate­ria­li­smo, che nulla è più spi­ri­tuale e nulla è più mate­ria­li­sta delle mate­rie: quelle natu­rali, quella degli ele­menti uni­ver­sali su cui si basa la vita di tutti. E che nulla come il loro pos­sesso pri­vato, la loro con­qui­sta, genera guerre, mise­ria e sof­fe­renza umana.

28/03/2014

da www.ilmanifesto.it

 

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