di Pino Arlacchi
Il caso del Venezuela si configura come una gigantesca truffa mass-mediatica. La colpa del dramma dei venezuelani è del governo USA, non di Maduro. L’economia è crollata per il blocco delle importazioni dovuto alle sanzioni di Obama prima e di Trump poi; è questa la causa della mancanza di medicinali e di cibo. La visione controcorrente di Pino Arlacchi, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite, direttore dell’UNDCCP e direttore generale dell’ufficio delle Nazioni Unite a Vienna.
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di Lorenzo Guadagnucci
E’ uscito nelle sale cinematografiche “Una notte di dodici anni”, ambientato nell’Uruguay del 1973 sotto dittatura militare; è la storia di tre prigionieri Tupamaros, tra i quali José Pepe Mujica ex-Presidente dell’Uruguay. Un film che ci fa capire alcuni aspetti importanti della tortura, che ritroviamo tragicamente in molti contesti conteporanei. Come i centri di detenzione per migranti in Libia.
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di Angelo Ferrari
Il paradosso di uno dei Paesi più ricchi di materie prime al mondo, con una ricchezza enorme e una popolazione allo stremo. Meta degli affari delle multinazionali e degli stati di mezzo mondo per i loro profitti. Se i governanti investissero le royalty ricavate dalle estrazioni minerarie del paese, gli oltre 80 milioni di abitanti potrebbero vivere nel benessere; invece l’autosufficienza alimentare è un miraggio.
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di Luigino Bruni*
L’ospitalità è un bene comune che ha contraddistinto i popoli europei da secoli e garantito la crescita al continente; dall’antica Grecia alla civiltà romana. Quando è stata negata, ha scatenato guerre. In un mondo molto più insicuro, indigente e violento del nostro, quegli antichi uomini capirono che l’obbligo di ospitalità è essenziale per uscire dalla barbarie.
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di Angelo Ferrari
Ogni Stato fa un po’ quello che gli pare, anche perché nel battibecco quotidiano sono entrati fattori che, se presi da soli, nulla hanno a che fare con il fenomeno migratorio. L’Africa possiede il 30% delle risorse naturali dell’intero pianeta, il suo Pil vale il 3% di quello mondiale.
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di Redazione Pressenza
Si concluderà il 30 gennaio la raccolta di firme di persone, personalità, istituzioni ed associazioni per proporre la candidatura di Riace e del suo modello di accoglienza a Premio Nobel per la Pace 2019. Possono sottoscrivere la richiesta, che sarà inoltrata al Comitato per l’assegnazione dei premi Nobel, anche singoli cittadini, oltre ad associazioni, docenti universitari, parlamentari.
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di Chiara Sasso*
Riace dava fastidio prima perché era una storia straordinaria di accoglienza che nessuno aveva previsto. Riace germoglia oggi, nonostante tutto, negli incontri in tutta Italia (sempre gremiti), nel Capodanno inaspettato a Riace nato sui social, nelle iniziative di solidarietà della Fondazione di partecipazione che verrà presentata il 12 gennaio per far ripartire i progetti di accoglienza.
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