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BOLOGNA, CON LA SOCIAL STREET RINASCE LA COMUNITA’

di Barbara Brunetti

Gli abitanti che prima a malapena si scambiavano un saluto, ora formano una comunità: feste, incontri, servizi comuni, abilità che vengono pienamente usate. E’ la prima “social street” d’Italia, e si trova a Bologna in Via Fondazza. Ma l’idea si sta diffondendo a Ferrara, Milano e Roma, oltre che in altre vie della stessa Bologna.

 

La prima social street d’Italia è a Bologna, precisamente in via Fondazza, una strada del borgo antico, con 91 numeri civici. Con il termine social street si intende un’esperienza di socialità che coinvolge gli abitanti di una stessa strada. Quegli stessi abitanti che prima a malapena si scambiavano un saluto, adesso formano una comunità, festeggiano insieme i compleanni dei figli nel bar sotto casa, si incontrano per un caffè la domenica mattina e tengono pulita la loro strada. Non solo: si scambiano servizi, secondo le proprie abilità. Grazie a Facebook. L’idea della Social street è venuta a Federico, 36 anni, giornalista ed esperto di comunicazione, che ha dichiarato: “Mi ero accorto che, dopo tre anni, eccetto qualche negoziante, non conoscevo nessuno dei vicini. Ai primi di settembre, ho creato un gruppo su Facebook e ho affisso sotto i portici volantini con l’invito ad aderire. La risposta mi ha sorpreso: una valanga. Aspettavo venti adesioni, in tre settimane eravamo cento; adesso siamo 500. Volevo soprattutto trovare coetanei di mio figlio Matteo, 2 anni e mezzo. Ma i “fondazziani” mi hanno travolto”.

Così, questa iniziativa virtuosa nata nella forma di piattaforma online in cui gli aderenti si scambiano informazioni, è diventata una vera e propria comunità solidale in cui, in breve tempo, si è passati allo scambio di servizi. Due studenti cercavano una lavanderia e Sabrina li ha invitati a usare la sua lavatrice in cantina; Laurell cercava una babysitter e Veru ha proposto di assumerne una sola per tutti i bambini della via. Ancora, lezioni di pianoforte in cambio di un’ora d’inglese, il materasso che dalla cantina di Michele si è spostato a casa di Paolo, il grido d’aiuto per il pc infettato da un virus, accolto in poco tempo.

Siamo diventati un vero e proprio caso di studio. Non si è tirato indietro nemmeno il cinema che per i residenti stacca biglietti con lo sconto insieme al bistrot che ha pensato ad una promozione per i “fondazziani”. La comunità “facebookiana” di via Fondazza,  ha accolto anche sociologi e antropologi, curiosi di studiare questo vero e proprio “caso” sociale. L’iniziativa è stata imitata a Ferrara, Milano e Roma, con risultati sempre più sorprendenti che l’hanno vista diffondersi a macchia d’olio in molte città italiane, oltre che in altre vie della stessa Bologna. In realtà, da sempre gli abitanti di via Fondazza hanno vissuto come in un paese, una piccola comunità in cui tutti conoscevano e collaboravano con tutti. Ma da circa un ventennio, questo senso di condivisione era andato smarrito, da quando l’era di internet ha soppiantato ogni forma di comunicazione “non virtuale”.

È curioso notare che questa iniziativa sia nata proprio grazie a Facebook: a dimostrazione del fatto che il senso di comunità, di condivisione e di solidarietà sociale, spesso sono solo assopiti e necessitano di essere semplicemente risvegliati, anche per mezzo di una piattaforma virtuale.

Sul sito internet di Social Street, trovate tutte le informazioni e le iniziative delle strade sociali italiane.

26/03/2014

da www.direct.architetturaecosostenibile.it

 

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