Home > DEMOCRAZIA E DIRITTI, ECONOMIA E LAVORO > BAMBINI SENZA DOMANI

BAMBINI SENZA DOMANI

di Roberto Ciccarelli

La onlus «Save the Children» denuncia «il gravissimo deficit di futuro delle giovani generazioni». Il nostro paese è al 18mo posto nell’Ue a 27 per spesa per l’infanzia e famiglia e al 21mo posto per rischio povertà e esclusione. Dispersione scolastica: un adolescente su 5 lascia. Il 30% dei genitori teme di non riuscire a pagare le tasse universitarie dei propri figli.

 

Il paese degli eterni Peter Pan scopre solo adesso di avere rubato il futuro a più di una generazione. Precisiamo: i Peter Pan in questione sono coloro che hanno fatto le leggi sulla precarietà, pensato e votato la riforma Gelmini dell’università e tagliato 10 miliardi di euro all’istruzione, non i giovani o meno giovani nati tra il 1970 e i primi anni Duemila che non hanno un contratto, non possono accendere un mutuo e oggi rinunciano alla scuola. La sindrome narcisistica dell’eterna giovinezza che si è impadronita delle «classi dirigenti» italiane oggi si è infranta contro il muro della realtà. Pensavano di governare una «società liquida», scoprono invece di vivere in una società dove la povertà colpisce sin dall’infanzia.
Lo ha sostenuto ieri «Save the Children» in occasione del lancio della campagna «Allarme infanzia» in 16 città italiane che durerà fino al 5 giugno. Nel dossier «L’isola che non sarà» e nella ricerca «Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori italiani», l’Onlus ha parlato dello stesso «furto di futuro» che gli studenti medi e universitari hanno denunciato tra il 2008 e il 2012. «Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città», hanno urlato per anni, scandendo gli slogan come una preghiera o un’invocazione. Ma non sono stati ascoltati dalla «classe dirigente» che recitava il rosario della «meritocrazia» o della «competizione». Oggi il presente è ben diverso: 950 mila bambini sotto i sei anni (il 29%) vivono ai limiti della povertà, il 23,7% è in stato di deprivazione materiale. Il nostro paese è al 18° posto nell’Europa a 27 per spesa per l’infanzia e famiglia (1,1% del Pil), al 21° posto per rischio povertà e esclusione. Salendo di qualche gradino nella scala della vita, vengono confermati i dati sulla dispersione scolastica: un adolescente su 5 lascia la scuola. Rispetto alle statistiche dell’Ocse o di Almalaurea, Save The Children è ancora più pessimista: l’Italia sarebbe ultima per tasso di laureati. Solo il 20% dei giovani tra 20 e 24 anni, pari a 760 mila, possiede un «pezzo di carta». Quanto ai «neet», cioè i ragazzi che «non studiano e non lavorano» sarebbero addirittura 3 milioni e 200 mila. L’Italia è al 22esima per giovani con basso tasso d’istruzione. Più che l’immagine di un patetico sconforto, questi dati restituiscono le dimensioni colossali del «furto di futuro» avvenuto in Italia durante l’ultimo decennio, ben prima che iniziasse la crisi che sta spolpando le ultime rendite delle famiglie che sostengono i figli precari.
La percezione del domani è oscura: il 25% degli adolescenti ritiene che il futuro sarà più difficile di quello dei propri genitori. La speranza di un’opportunità lavorativa viene affidata da un ragazzo su 4 all’«estero» – considerato come una proiezione immaginaria di una modesta «normalità» più che come uno spazio geografico reale. Pochi sanno ancora che l’«estero» è come in Italia, visto che l’austerità è la stessa in Europa. Le diseguaglianze tra i redditi sono aumentate al tal punto che il 30% dei genitori confessa di non potere garantire il pagamento delle tasse universitarie ai figli. E i figli che vogliono studiare devono pagarsi gli studi e ritardano la data della laurea. Questa è la realtà che si trovano ad affrontare i «fuoricorso» all’università, per un anno e mezzo bersagliati dal disprezzo dell’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che li considerava alla stregua di «costi sociali».
Nella campagna ideata da Grey per Save the Children, il furto della dimensione più intima di una vita (il futuro) è stato rappresentato nelle vetrofanie mostrate in azioni di guerrilla marketing. Sui muri e le macchine, nelle foto scattate accanto all’Arena di Verona o la Torre di Pisa, il volto di un bambino è stato replicato all’infinito nell’istante di uno spavento. E non può che essere così visto che questa «realtà è deprimente» afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. Il mondo visto dai «ragazzini» non si riduce però al rimpianto della paghetta, ma è il riflesso di una crisi di identità culturale. Il 22% degli interpellati denuncia il caro-libri scolastici, il 53% non va a cinema per l’aumento dei biglietti o la chiusura delle sale. Il 17% dei ragazzi (e il 21% dei genitori) non va in vacanza, solo 1 su 5 legge libri. Save The Children propone alcune soluzioni: una «golden rule» che permetta di separare gli investimenti per infanzia, scuola e famiglie con minori dal fiscal compact e il finanziamento di 50 milioni di euro per sperimentare la «social card» (400 euro mensili) per le famiglie più bisognose. Proposte realistiche a cui manca un pizzico di coraggio. Nel paese con il Welfare più arretrato d’Europa potrebbe essere utile chiedere almeno l’istituzione di un reddito garantito e universale che resta un obiettivo inconcepibile per il governo Letta, quello che «fa gol» risparmiando i proprietari di casa dal pagamento dell’Imu.

21/05/2013

da www.ilmanifesto.it

  1. Nessun commento ancora...
  1. Nessun trackback ancora...
E' necessario che tu sia collegato per poter inserire un commento.