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ATTORNO AL CIBO, UN SOLO MONDO

di Rosaria Gasparro*14

C’è un modo per decostruire islamofobia e razzismi? Esiste una pedagogia dei gesti in grado di creare contaminazioni, scambi, aperture? Non lo sappiamo. Di sicuro, qualcuno ha cominciato a sperimentare, magari partendo da una mensa scolastica, sotto forma di piccolo rito multiculturale. Un “buon appetito” in molte lingue. Perché anche il cibo può essere una forma di unione, creare comunità.


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Arriviamo un po’ in ritardo. Le altre classi sono già pronte. Viviana sta già distribuendo il primo. Ci sistemiamo. Le maestre aiutano. Iniziamo a mangiare quando un gruppo di bambini di quarta si ferma e mi ricorda che non abbiamo fatto il nostro ringraziamento. Anche gli altri mi guardano. Il ritardo non giustifica la dimenticanza del nostro piccolo rito. E allora inizia la nostra gratitudine in forma multiculturale. Iniziamo aprendo le braccia e poggiamo il dorso della mano sul palmo della mano del compagno, come nel gioco dei bambini “Ponte ponente ponente pì”, poi uniamo le mani come fanno i cristiani, teniamo un po’ la testa china come ci ha detto un bambino testimone di Geova, finiamo con le mani a coppa come ci hanno insegnato i bambini musulmani e nel durante la nostra semplice riconoscenza:

«Ringraziamo per il cibo che stiamo per prendere. E pensiamo a tutti quelli che non ne hanno». Segue il “Buon appetito” nelle lingue dei bambini presenti. Bismillah (nel nome di Allah). Poftă bună (in rumeno). Bel hana wel shefa (in egiziano). Guten Appetit (in tedesco, per i figli dei nostri emigrati in Germania). ¡Que aproveche! (in spagnolo perchè un bambino ha la mamma ispanica). Le mani ritornano unite quando concludiamo in dialetto “Veni Criste e mange cu nu”. Attorno al cibo (prima durante e dopo), crediamo in un solo mondo. Salvato dai bambini e dagli adulti che si prendono per mano.

La pedagogia dei gesti passa dai rituali che costruiamo insieme e che decostruiscono visioni unilaterali, separate, per costruire una comunità plurale. Parte da gesti semplici e ne valorizza il portato educativo, crea contaminazioni, scambi e interessi, usando la ludicità del gesto. Un metodo caldo e immediato per costruire menti aperte e accoglienti. Menti decentrate e tolleranti. Una pedagogia della gratitudine per riconoscere il debito che abbiamo nei confronti della natura. Del sole e della pioggia. Delle braccia umane che lavorano la terra, che ne raccolgono i frutti, che li trasformano, che li preparano, che ce li servono a tavola. Nel cibo natura e cultura, il valore aggiunto dei vari popoli. Il lavoro, la fatica e la conoscenza. Quante proteine umane, terrene e celesti in un piatto di pasta e fagioli. Serve pensarci per capirne il lungo viaggio ed esserne ri-conoscenti.

* Maestra di una scuola primaria pubblica, vive a San Michele Salentino (Brindisi).

19/01/2015

da www.comune-info.net

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